Anno XVII
Numero 2
Maggio 2005

L’Aia, opera di ingegnosa bioedilizia dell’800, torna a vivere grazie a Coverd

Il progetto di Coverd sta per trasformare l’antico edificio in un’attrazione culturale e turistica che darà lustro al paese di Verderio. Anche l’Amministrazione comunale ne è convinta

Prima era solo una “gatta da pelare” per il sindaco e l’Ufficio tecnico, ora invece se ne parla come della futura attrazione culturale e turistica di Verderio, in grado di attirare visitatori e appassionati di testimonianze storiche.

Per passare dall’oblio alla luce della ribalta sono bastati pochi mesi all’Aia di via Sernovella in comune di Verderio, l’unico esempio in Lombardia accreditato dal Ministero di “aia rialzata e ventilata”.
Giusto il tempo necessario alla Coverd per acquistare la struttura e presentare un progetto che ne farà la nuova sede amministrativa dell’azienda, a meno di un chilometro di distanza dall’attuale sede di via Leonardo da Vinci.

Oltre che, nella parte occupata dal cortile ventilato, un percorso didattico a disposizione di scuole e turisti.

Il tutto grazie a un recupero certosino dell’esistente e senza stravolgimenti, perché l’intero complesso è vincolato con D.M. 11-06-1966 dalla Soprintendenza per i Beni architettonici e per il Paesaggio, che tramite l’architetto Lorenzo De Stefani ha dettato disposizioni rigorose e segue passo per passo lo svolgimento dei lavori.

Rigorose sono anche le indicazioni dell’ingegner Giuseppe Damiani, il professionista incaricato di verificare la condizione delle strutture e autore della relazione statica, alla quale si fa scrupoloso riferimento nell’esecuzione delle opere in atto.

Che all’AIA sta nascendo qualcosa di bello se n’è accorta anche la stampa (finalmente!) e così sono comparsi i primi servizi sui giornali, molto ampi a dir il vero, con dovizia di particolari e inedite chicche storiche che in molti avranno sicuramente apprezzato.

Ben venga tanto interesse, ma quel che conta davvero è che i lavori procedono spediti, come dimostrano i ponteggi che da qualche tempo ingabbiano l’edificio oggetto del recupero.

A breve si inizierà a lavorare anche nel lembo di terreno posto a ovest, esterno ma confinante con l’AIA, dove secondo il progetto dell’architetto Bruna Galbusera verrà realizzato un corpo di fabbrica aggiunto collegato con la struttura esistente e dove, di fatto, troveranno posto gli uffici operativi di Coverd con tutte le dotazioni tecnologiche necessarie.

I progetti relativi a questa seconda parte attendono ancora l’ultimo nulla osta, ma ormai dovrebbe essere questione di poco tempo.
Nell’attesa che si completi l’iter amministrativo, e poi quello delle opere, ha fatto piacere avere la conferma che l’Amministrazione comunale di Verderio sostiene l’intervento e vede in esso la possibilità di dare lustro al paese attraverso una testimonianza di architettura storica di indubbio valore.

Dell’AIA abbiamo già parlato più volte dalle colonne di Bioedilizia, ma torniamo volentieri a farlo per sottolineare gli aspetti che accomunano questa antica e originale costruzione alla filosofia di Coverd.

L’edificio fa parte del complesso della Villa Gnecchi-Rusconi e si trova all’angolo fra via Cascina dei Prati e via Sernovella, in Comune di Verderio Superiore. Stando a uno dei pochi documenti esistenti, la struttura risulta accatastata nel 1850 e inaugurata nel 1863. Circondata da un muro di cinta ricoperto di coppi, è composta da due blocchi principali: quella che un tempo poteva essere una sorta di dogana, con uffici dove venivano registrati i carri e le quantità di grano, e l’AIA vera e propria.

Quest’ultima è sicuramente la parte più interessante.

L’AIA, cioè l’area esterna che copre circa 640 metri quadrati, era stata studiata per essere un ingegnoso essiccatoio naturale. La superficie è costituita da enormi lastre di granito bianco di Montorfano, inclinate verso sud in modo da impedire il ristagno dell’acqua piovana. Ai lati si trovano ancora le quattro colonne di ghisa con i ganci utilizzati per appendere i sacchi di grano e le bandiere segna vento che indicavano la direzione delle correnti d’aria e la posizione migliore per scaricare le granaglie.

Ma è addentrandosi sotto le imponenti lastre granitiche che si capisce il funzionamento dell’AIA. Qui infatti si trovano sette corridoi sotterranei, separati da muri di pietra e pilastri di mattoni.
Sette cunicoli spaziosi, studiati per garantire una perfetta aerazione grazie al vento che penetra dai lati aperti.

Questa arguzia permetteva alle lastre di granito, ove era disteso il grano, di mantenere una temperatura che garantiva ai chicchi di asciugare senza scoppiare sotto i raggi del sole. Inoltre, grazie alla perfetta canalizzazione della pioggia, era scongiurata la possibilità che le messi marcissero a causa dei ristagni d’acqua.

Oggi è proprio questo dedalo sotterraneo, motore nascosto dell’ingegnosa opera di bioedilizia che costituisce l’AIA, che Coverd sta per recuperare e rendere fruibile al grande pubblico.
Già riportati quasi interamente alla loro originaria bellezza, i cunicoli diventeranno un percorso didattico illuminato da suggestivi fasci di luce che ne accentueranno le caratteristiche, la struttura e le particolarità.

Angelo Verderio