Anno XXII
Numero 2
Maggio 2010

Edilizia bioclimatica nel rispetto delle tradizioni locali

I consumatori sognano case ecologiche, ma la bioedilizia fatica a decollare perché legata a un’idea standardizzata, tecnologie poco collaudate e problemi di manutenzione. La chiave migliore per sfruttare la domanda “green” è offrire edifici bioclimatici efficienti nel rispetto delle tradizioni edili e dei microclimi locali.

Secondo un sondaggio di un importante portale di annunci immobiliari, il 63% degli italiani desidera un’abitazione costruita secondo i principi di eco sostenibilità e il 57% ha già previsto interventi di ristrutturazione energetica

Il dato rivela una diffusa tendenza “green” nelle abitudini delle persone e indica alle imprese del settore la strada maestra per superare la crisi: costruire in modo sostenibile con materiali naturali ed ecologici. Che si parli di abbigliamento, cosmetici, accessori tecnologici o abitazioni, la dimensione ecologica dei prodotti risulta essere sempre più importante ai fini delle scelte di acquisto: il 43% del campione considera infatti fondamentale la caratteristica dell’eco sostenibilità, che rappresenta un fattore determinante insieme al prezzo-risparmio, decisivo per il 53% degli intervistati.

Tuttavia, nonostante l’affermarsi di questa spiccata sensibilità ecologica, il settore edilizio non tiene ancora il passo dei desideri dei consumatori e questo per certi versi può risultare positivo, in quanto rappresenta una possibilità di forte crescita dell’attività edilizia. La maggioranza degli intervista nel sondaggio (58,4%) non vive al momento in edifici ecocompatibili, solo il 32,8% vive abita in case parzialmente o integralmente costruite secondo i principi della eco sostenibilità. Il 56,8% del campione prevede però operazioni di ristrutturazione energetica, di cui il 17,5% già portati a termine. Si sta però diffondendo la consapevolezza che le case dotate di una certificazione che attesti un buon livello di efficienza energetica valgono di più e che esiste la possibilità di detrarre parte dei costi, oltre che di risparmiare nel lungo periodo sul conto energetico.

Detrazioni e risparmi nel tempo sono un driver formidabile ed è anche per questo che gli italiani sognano sempre più una “casa verde”: il 62,9% del campione dichiara che la propria casa ideale dovrebbe essere costruita secondo i principi di bioedilizia e sembra quindi esserci terreno fertile per l’affermarsi di questo trend nel nostro Paese. Le case che hanno già ricevuto la certificazione energetica, obbligatoria da luglio 2009 per gli immobili in vendita, sono soltanto il 19,4%; alla maggior parte di esse (28,8%) è stata assegnata la Classe A, legata a un consumo inferiore ai 30 chilowatt per metro quadro all’anno e ai 3 litri di gasolio per metro quadro all’anno.

Ma se gli italiani sognano una casa bio, perché la bioedilizia in Italia non è ancora decollata? Le ragioni di questo vanno probabilmente ricercate anche nell’atteggiamento con cui alcuni operatori hanno finora affrontato il problema, in parte sottovalutandone l’importanza e in parte facendosi portatori di un approccio difficile da comprendere perché lontano dal modo di pensare e dalle tradizioni italiane.

L’uso di materiali e tecnologie ancora poco collaudati e di cui non si conoscono abbastanza i comportamenti a lungo termine ha causato danni e guasti che non aiutano l’affermarsi di una buona opinione nei confronti dell’edilizia sostenibile.

Nonostante la razionalizzazione dei processi edilizi, l’utilizzo di materiali standardizzati e di elementi costruttivi prefabbricati, nonché l’applicazione di tecnologie industriali di montaggio che velocizzano le attività di cantiere, la qualità del costruito negli ultimi anni lascia a desiderare e ha subito una sensibile diminuzione rispetto al passato.

Nel contempo sono aumentati i costi di manutenzione degli edifici, legati all’impiego di materiali poco durevoli. La perdita delle tradizioni che porta a disimparare a costruire gli edifici in rapporto al clima e alle risorse tipi del luogo è un effetto negativo dell’edilizia moderna perché, oltre a essere deplorevole dal punto di vista culturale, ha implicazioni economiche e ambientali. Forse il perdurante scetticismo dei consumatori nei confronti della bioedilizia dipende dal fatto che non è ancora ben comunicata e conosciuta una via italiana alla bioedilizia, basata sulle risorse locali e su tipologie costruttive che rispettano le buone tradizioni degli edifici sani a solidi di un tempo: un’architettura bioclimatica.

Qualche esempio

Nelle regioni fredde, la maggior parte dell’energia serve per il riscaldamento invernale. In quelle mediterranee, il clima invernale è piuttosto mite  e le estati sono calde; bisogna allora pensare al raffrescamento estivo. In pianura le temperature sono di solito più elevate rispetto alla collina, ma sono frequenti le nebbie e l’umidità è alta in prossimità dei corsi d’acqua.

Un lago ha di solito un effetto mitigante sul clima, e tra aree urbane e campagna si può registrare una differenza significativa di temperatura. Tutto questo ci dice che il microclima è importante e che il progettista di un edificio deve quindi conoscere le condizioni climatiche del luogo nel particolare, stabilirne l’importanza e progettare l’isolamento in base alle esigenze specifiche. L’architettura bioclimatica, prima di ricorrere a sistemi di alta tecnologia e ad altre energie, cerca di sfruttare al massimo le condizioni naturali del luogo mediante semplici accorgimenti e materiali isolanti ecologici.

L’edilizia bioclimatica, in fondo, non è altro che la buona edilizia di una volta, quella che per esempio ha ispirato la costruzione dell’Aia di Verderio, sede di Coverd, un esempio di architettura locale ristrutturato in Classe A dove l’energia della natura in tutte le sue forme, il sole, il vento, l’acqua, era usata per riscaldare, raffrescare e far funzionare l’edificio. Certamente oggi le esigenze sono diverse rispetto a quelle delle famiglie contadine di un tempo e agli edifici viene richiesto un comfort elevato, che però può essere dato con tecniche costruttive tradizionali, tecnologie e materiali isolanti naturali, ecologici e di origine italiana.

Il sughero biondo naturale, la lana di pecora, le fibre vegetali e animali che Coverd impiega nei propri prodotti per l’isolamento termoacustico e igrometrico degli edifici, come anche le tecnologie per l’isolamento sviluppate e collaudate in oltre 25 anni di attività,  sono la risposta italiana alla richiesta di edilizia bioclimatica nel rispetto delle tradizioni e delle condizioni climatiche locali.


Angelo Verderio