Bonus fiscale, è il momento di approfittarne!
La possibilità di detrarre dall’Irpef il 55% della spesa sostenuta per la riqualificazione energetica dell’involucro degli edifici equivale a uno sconto netto sul costo dell’intervento. I vantaggi si sommano ai risparmi sulle spese energetiche future e al maggior comfort abitativo, che varia in funzione delle tecniche e dei materiali isolanti
La casa sostenibile incarna il modello di una casa a basso consumo energetico e compatibile con l’ambiente.
Ribadito questo concetto, occorre sapere che gli interventi che portano a un miglioramento della sostenibilità ambientale degli edifici esistenti, in particolare della sostenibilità energetica, sono incentivati in vario modo con strumenti legislativi a livello nazionale, regionale, provinciale e comunale. Limitandoci alle leggi nazionali, il piatto forte è la detrazione fiscale del 55% introdotta dalla Finanziaria 2007 e confermata dalle successive Finanziarie (compresa quella del 2010) per gli interventi di riqualificazione energetica dell’edifico e degli impianti tecnologici.
Il bonus, ripartito in un periodo di 5 anni e richiedibile per lavori iniziati entro in 2010 (salvo probabili proroghe) consiste in una detrazione secca dalla dichiarazione Irpef e consente, in pratica, di ottenere una riduzione del costo complessivo dell’intervento pari all’ammontare della detrazione stessa. I lavori di riqualificazioni per i quali è possibile la detrazione riguardano l’edificio nel suo complesso, ossia l’involucro e gli impianti di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria, che portino a un risparmio di almeno il 20% della spesa sostenuta per la climatizzazione invernale.
Il fattore che incide di più sull’efficienza energetica di un edificio è la trasmittanza complessiva del sistema-involucro, che va migliorato parametrizzandolo ai limite di legge (si veda il valore della trasmittanza U indicato per le varie fasce climatiche) o, meglio ancora, a valori inferiori.
Isolamento termico dell’edificio
Il miglioramento della trasmittanza dell’involucro si ottiene tramite l’isolamento termico dell’edificio, che costituisce la misura di risparmio energetico più efficace e più economica perché i costi d’investimento si recuperano in pochi anni grazie ai risparmi energetici ottenuti. In generale, si può affermare che 1 kWh risparmiato mediante l’isolamento termico vale più di 1 kWh prodotto da una caldaia più efficiente, perché il ciclo di vita dei materiali isolanti è più lungo rispetto a quelli degli impianti tecnologici.
L’isolamento dell’involucro può essere ottenuto dall’esterno mediante un cappotto o facciata ventilata (o con entrambi), con l’insufflaggio di materiale isolante nell’intercapedine delle facciate, o infine dall’interno mediante la realizzazione di una controparete interna imbottita di isolante.
L’isolamento esterno a cappotto è l’intervento più efficace per una serie di motivi:
- assicura la continuità allo strato isolante senza ridurre le superfici degli ambienti;
- protegge le facciate dallo scambio termico con l’esterno sfruttandone meglio le caratteristiche di inerzia;
- minimizza l’incidenza degli eventuali ponti termici causati da difetti costruttivi;
- i lavori si svolgono esclusivamente all’esterno senza arrecare disturbo agli abitanti.
Inoltre, il costo di un rivestimento a cappotto non è elevato se si considera l’intervento nell’ambito di un processo di riqualificazione e di manutenzione programmato (rifacimento dell’intonaco, tinteggiatura, consolidamento balconi, ecc…) perché le spese fisse (ponteggi, allestimento cantiere, ecc…) restano invariate.
E’ vero che l’integrazione degli strati isolanti prevista dal sistema a cappotto comporta l’incremento degli spessori dell’involucro, ma per questo viene in aiuto il DL 115 del 30 maggio 2008 che consente, per interventi di riqualificazione energetica, nelle condizioni previste, di derogare alle norme di distanza minima tra edifici e nastro stradale. Una volta deciso il rivestimento a cappotto, è perciò consigliabile non lesinare sullo spessore dello strato isolante, visto che il costo per ogni centimetro in più è poca cosa rispetto all’incremento di resistenza termica di cui beneficerà l’edificio.
Cappotto BioVerd
Il Cappotto in sughero biondo naturale BioVerd è il sistema più consolidato e collaudato da oltre venticinque anni, basato su una gamma di prodotti Coverd ottimizzati per questo specifico impiego.
La posa, facile e rapida, avviene in quattro fasi: preparazione del sottofondo, ancoraggio dei pannelli isolanti di sughero biondo naturale SoKoVerd mediante adesivo a presa rapida PraKov (non sono necessari tasselli di ancoraggio per non creare ponti termici), intonaco di spessoramento KoMalt.G con rete di rinforzo KoRet, finitura con colore a scelta KoSil a base di silicati.
Anche nel sistema della facciata ventilata, il Cappotto BioVerd raggiunge prestazioni superiori a quelle dei materiali di sintesi petrolchimica o fibrosi di origine minerale e vegetale. I primi sono infatti meno resistenti al calore e deteriorabili nel breve tempo, i secondi soffrono molto l’umidità a causa delle probabili condense interstiziali.
Coverd ha avviato presso l’Istituto per la Tecnologia delle Costruzioni – CNR – l’iter di certificazione del sistema BioVerd secondo l’ETAG 004 per il rilascio della marcatura CE che è previsto a breve termine, avendo superato i relativi test. Se si sceglie di riqualificare l’involucro isolando l’intercapedine delle facciate, cioè insufflando l’isolante nell’intercapedine della muratura esistente, la soluzione può essere il sughero biondo in granuli SugheroLite a granulometria Costante.
L’intervento di isolamento dall’interno prevede invece la realizzazione di una controparete isolante formata da lastre o pannelli rigidi. Per l’imbottitura isolante può essere usata con ottimi risultati la lana di pecora in pannelli LanKot in aggiunta o in alternativa ai pannelli di sughero SoKoVerd in base al valore di trasmittanza della parete da isolare. Anche l’isolamento della copertura è un intervento importante ai fini della riqualificazione energetica, ne parliamo in un altro articolo all’interno di BioEdilizia “Tetto bioedile ventilato”.