Anno XXII
Numero 3
Settembre 2010

Bioedilizia Bioclimatica Ecosostenibile

In un acronimo, BBE, la chiave di lettura per una moderna disciplina ideologica di costruire per il comfort abitativo, in vista degli obiettivi vincolanti che ci porteranno nel 2020 agli edifici a zero emissioni. Il ruolo fondamentale dell’isolamento (e dei materiali isolanti) nella sostenibilità, non solo energetica, degli edifici

Gli argomenti che fino a pochi anni fa si trovavano solo nei discorsi di una stretta cerchia di ecologisti, oggi sono il tema dominante nelle stanze della politica e dell’economia.

La sostenibilità energetica degli edifici in previsione di una progressiva rarefazione delle risorse tradizionali, l’impatto ambientale legato all’inquinamento, hanno disegnato un nuovo scenario di cui tutti stanno prendendo le misure, a partire dagli operatori del settore delle costruzioni. Negli ultimi anni ci sono state novità forti sul piano legislativo, su tutte la Direttiva europea 2002/91/Ce sul rendimento energetico nell’edilizia, ma il cammino sembra appena cominciato.

In tutta l’Unione Europea, a partire dal 2020, dovranno essere applicate norme ancora più rigorose di efficienza energetica per gli edifici di nuova costruzione.

A maggio 2010, il Consiglio europeo ha infatti approvato il report proposto a novembre 2009 dal Parlamento europeo per la revisione della Direttiva 2002/91/Ce. La parte che più caratterizza il nuovo testo di legge è quella dove si dice che gli edifici pubblici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2018 e le costruzioni private a partire dal 2020.

Il provvedimento si applicherà agli edifici di ogni grandezza e non solo a quelli di oltre mille metri quadrati, come si era ipotizzato all’inizio. Ciò offrirà grandi opportunità anche a imprese di piccole e medie dimensioni perché gli obblighi di rinnovamento riguardano praticamente ogni tipo di abitazione. Da qui al 2018, la normativa fisserà anche un pacchetto di incentivi per favorire l’adeguamento ai nuovi standard energetici. Una casa a “emissioni zero” è quella dove si realizza un livello molto alto di rendimento energetico (grazie soprattutto all’isolamento termico dell’involucro e all’efficienza degli impianti) al punto che il consumo totale annuo di energia primaria risulta uguale o inferiore alla produzione energetica ottenuta in loco con energie rinnovabili.

Non è poco, ma c’è chi sta facendo ancora di più: la Gran Bretagna, per esempio, ha anticipato al 2014 la scadenza europea del 2020, mentre la Danimarca si è impegnata a rendere autosufficiente dal punto di vista energetico l’intero patrimonio edilizio (compreso l’esistente!) a far data dal 2050. Che ce la si faccia oppure no nei tempi previsti, la direzione è presa ed è quella di un’edilizia sempre più “bio” ed ecologicamente sostenibile: Bioedilizia, Bioclimatica, Ecosostenibile, sono i tre pilastri del costruire moderno.

Bioedilizia

Il termine bioedilizia negli ultimi anni è entrato anche in Wikipedia, dove è definito come “l’applicazione di criteri di ecosostenibilità nel campo dell’edilizia poiché, diversamente dal solito nel settore edilizio dove si usano e si sono usati per migliaia di anni materiali da costruzione creati dall’uomo, la bioedilizia sfrutta prodotti naturali per la realizzazione di strutture, opere, edifici in materiali ecocompatibili”.

La spiegazione non è delle più argute, ma rende l’idea; meglio ancora se vicino a bioedilizia si scrive bioarchitettura, due vocaboli con sfumature diverse che però si tende a considerare sinonimi. Su un autorevole testo del settore, alla voce bioarchitettura leggiamo: “il progetto bioecologico si propone di recuperare la centralità dell’uomo, avendo come obiettivo principale la creazione di spazi che gli assicurino quotidianamente benessere psicofisico”. Questa peculiarità è rintracciabile nell’etilogia del vocabolo ‘bioecologico’ in cui “bio” si riferisce alla vita dell’uomo, “eco” si ricollega alle relazioni fra gli esseri viventi (l’ecosistema e quindi la natura) e logica allude alla logica del costruire, e quindi dell’architettura, ai suoi materiali e  alle sue tecniche costruttive per cercare di stabilire connessioni positive fra luoghi, spazi di vita e utenti finali”.

In tema di materiali da costruzione, la bioedilizia cerca di usare quelli con il minore impatto ambientale, considerando l’intero ciclo di vita del materiale, dalla produzione allo smaltimento. I materiali della bioedilizia rispettano l’ambiente e la salute delle persone, non esauriscono le risorse del pianeta (sono rigenerabili), non inquinano in fase di produzione e di esercizio, sono riciclabili o smaltibili con facilità. Bioclimatica è invece un concetto di costruzione che utilizza soluzioni progettuali in grado di garantire adeguati livelli di comfort ambientale interno (dalle condizioni termoigrometriche a quelle di ventilazione e illuminazione) limitando al massimo il ricorso a impianti che comportino consumi energetici da fonti convenzionali.

Ciò avviene soprattutto attraverso l’uso di appropriati materiali, stratificazioni costruttive e forme nell’involucro dell’edificio. Un edificio bioclimatico interagisce non solo con l’ambiente esterno, ma anche con i suoi abitanti. Esistono tre tipi di pelle: la prima è l’epidermide, la seconda è costituita dai vestiti che indossiamo, la terza è l’edificio che ci circonda. Come una terza pelle, l’edificio bioclimatico deve proteggere e traspirare, creando le condizioni ottimali di comfort ambientale.

L’isolamento igrotermico, bioclimatico e bioedile dell’involucro è efficace perché consente di ridurre il fabbisogno di energia e crea le condizioni di comfort che rendono la casa vivibile al meglio in ogni stagione dell’anno.

Per costruire una casa in grado di adattarsi al cambiamento delle condizioni esterne al pari di un organismo vivente è necessaria una profonda conoscenza delle tecnologie e dei materiali, lo studio dei fattori climatici e un’analisi precisa dell’influenza degli agenti esterni (temperatura, unidità, rumori) sui materiali stessi. L’edificio bioclimatico è quello in cui gli impianti di riscaldamento, raffrescamento e di ventilazione sono concepiti per essere utilizzati solo per minime correzioni di un clima gìà confortevole in virtù delle caratteristiche strutturali dell’edificio.

Il noto Rapporto Bruntald del 1987 ha introdotto la definizione di sviluppo sostenibile:

“Uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.

Non esiste invece una definizione vera e propria di abitare sostenibile, o di edificio sostenibile, anche se è ragionevole considerare valido il precedente concetto. Ciò su cui si può essere tutti sufficientemente d’accordo è che sarebbe limitante restringere l’idea di edificio sostenibile, o ecosostenibile, al solo bilancio energetico-ambientale, che pur è una componente importante della sostenibilità, senza comprendere anche altri aspetti del rapporto tra costruito e ambiente. Si potrebbe dire, per non sbagliare, che ecosostenibile è un modo di costruire che riunisce i principi della bioedilizia e della bioclimatica per orientare il modo di costruire gli edifici.

Il simbolo bioedilizia bioclimatica ecosostenibile, BBE, è il concetto che ha ispirato la realizzazione di importanti interventi che si prestano a un’analisi interessante.

Bioedilizia Bioclimatica Ecosostenibile fra terra e mare

Nei pressi di Matera, dove nell’antichità fiorì la città di Heraclea, è sorto il complesso residenziale Marina di Policoro: centinaia di residenze private in appartamento e in villa con posto barca, hotel e residence cinque stelle, centro commerciale, bar e ristoranti, campo da golf diciotto buche, centro ippico, palestre, strutture sportive e un attrezzato porto turistico. Un intervento la cui delicatezza è pari solo all’incanto e al valore ambientale del luogo.

La filosofia di progetto ha ricompreso visioni diverse e convergenti: riduzione dei consumi energetici per la climatizzazione delle abitazioni; tutela delle bellezze naturali, difesa della biodiversità, comfort abitativo. In questo contesto si è inserita la scelta non certo casuale dei materiali da costruzione ed in particolar modo per l’isolamento termoacustico, per i quali si è tenuto conto delle prestazioni in termini di risparmio energetico, per il riscaldamento invernale ma soprattutto per il raffrescamento estivo, al pari degli aspetti di ecosostenibilità e comfort abitativo.

La pietra di tufo, il legno, il sughero mediterraneo e la lana di pecora sono il filo conduttore del complesso residenziale, assieme a soluzioni tecnologiche all’avanguardia e a basso impatto ambientale per il riscaldamento, la climatizzazione e il riuso delle acque reflue. La ricerca di  materiali naturali con prestazioni elevate ha portato i progettisti a scegliere il sughero biondo naturale per l’isolamento di sottofondi, pareti perimetrali e coperture, compresa la prevenzione di ponti termici e acustici.

Sulla scorta di questa scelta di fondo, a Marinagri sono stati utilizzati anche altri materiali di derivazione naturali, per esempio un multistrato di ovatta vegetale per l’isolamento acustico dei divisori interni e dei cavedi dove passano gli impianti tecnologici e lana di pecora per le pareti perimetrali.Marinagri, uno splendido complesso edilizio fra terra e mare. è bioedilizia bioclimatica ecosostenibile intesa come sintesi eccelsa tra prestazioni, sostenibilità ambientale e comfort abitativo, in funzione del microclima locale.

Bioedilizia Bioclimatica Ecosostenibile a Milano

Molti gli esempi di edifici realizzati in bioedilizia bioclimatica ecosostenibile. Parliamo di costruzioni dove il lavoro attento dei progettisti ha incontrato le regole della bioclimatica in una dimensione originale ed evoluta, vicina alle esigenze delle persone, perfettamente inserita nel microclima della pianura urbana. Criteri di ecosostenibilità legati al ciclo di vita dei materiali, dalla produzione allo smaltimento, hanno guidato le scelte tecniche dei prodotti e delle soluzioni secondo un approccio prestazionale e non prescrittivo.

Al risparmio energetico è stata data la stessa importanza del comfort abitativo (termico, igrometrico e acustico) e la certificazione energetica in Classe A assegnata all’edificio è speculare a una qualità reale in termini di salute delle abitazioni.

Poiché nella valutazione delle prestazioni energetiche la resistenza termica al passaggio del calore e la capacità termica delle chiusure opache sono le caratteristiche che influiscono di più, le alte prestazioni energetiche sono il risultato di una pianificazione accurata dell’isolamento termoacustico nei punti critici dell’edificio, pareti perimetrali, divisori e solai, strutture in cemento armato (per la correzione dei ponti termici e acustici).

In termini economici, il costo per la realizzazione in bioedilizia bioclimatica è risultato minimo rispetto a una costruzione standard, ma soprattutto è stato ripagato dal valore aggiunto che gli acquirenti si sono dimostrati disponibili a riconoscere a fronte di una maggiore qualità tangibile e quantificabile. Dell’importanza di un’edilizia ad alte prestazioni energetiche, sana per l’ambiente oltre che per le persone, si è tenuto conto nella progettazione e nella realizzazione dell’impiantistica, optando per le tecnologie sostenibili più consolidate e vicine alle esigenze del comfort bioclimatico.

Bioedilizia Bioclimatica Ecosostenibile in Coverd

Dal 1984, Coverd sviluppa prodotti e tecnologie applicative per l’isolamento termico e acustico degli edifici basate esclusivamente su materiali di derivazione naturali certificati, di produzione italiana, dal sughero biondo di coltivazione italiana alla lana di pecora, alle ovatte vegetali ispirandosi nei canoni della Bioedilizia.

Il perché di questa scelta di campo, fatta in tempi non sospetti e quando di bioedilizia ancora si parlava poco, è dipeso dalla felice e preventiva intuizione di tre concetti:

  • il sughero biondo naturale è il materiale principe per l’isolamento termoacustico degli edifici con le migliori prestazioni;
  • il problema della sostenibilità ambientale legato all’inquinamento e allo sfruttamento delle risorse è destinato a crescere mandando in crisi il pianeta;
  • i materiali isolanti naturali (il sughero, ma non solo…) sono portatori sani di benessere ambientale,

intendendo con questa definizione la particolare condizione psicologica di soddisfazione da parte delle persone nei confronti del microclima interno (benessere termoigrometrico), della qualità dell’aria (benessere respiratorio) e del rumore (benessere acustico).

Su queste basi, Coverd si è fatta portavoce del messaggio che le scelte progettuali in materia di isolamento devono legarsi alle qualità ambientali dei materiali, e quindi dei manufatti, fino alla salubrità degli ambienti confinati che costituiscono gli spazi abitati come case, uffici, ecc.). Inoltre, accanto alle voci consolidamento, prestazionale, alle certificazioni che in tempi recenti hanno acquistato importanza, le scelte tecnologiche ed esecutive devono attuare una sintesi tra la richiesta di confort ambientale e la qualità dell’abitare.

Attenzione per l’ambiente, interno ed esterno, e comfort abitativo: solo se rispettano queste regole un edificio può essere definito sostenibile.

Intorno all’idea di sostenibilità riferita al settore delle costruzioni c’è però molta confusione. Una casa può essere ecologica, bioclimatica, solare, energeticamente efficiente, oppure tutte queste cose insieme.

La valutazione della sostenibilità può riguardare le sole prestazioni energetiche, e in questo caso si parla di certificazione energetica, oppure prendere in considerazione anche gli altri aspetti più legati alla scelta sia di tecnologie sia di materiali che generino un minore impatto e garantiscano la salubrità degli edifici. In Coverd siamo convinti che il secondo tipo di approccio, quello comprendete tutti gli aspetti della sostenibilità, legato più alla concezione dell’abitare che alla concezione di edificio, sia il migliore e il più corretto; resta però il problema di comunicarlo ai consumatori.

Le certificazioni esistenti non aiutano molto da questo punto di vista perché non arrivano al livello di completezza necessaria e possono essere fuorvianti. La certificazione energetica, obbligatoria dopo il recepimento anche in Italia della direttiva europea 91 del 2001, ha lo scopo di comunicare in modo semplice e diretto la qualità energetica dell’immobile attraverso un bilancio del fabbisogno di energia dell’edificio; è di importanza fondamentale, ma necessariamente non si occupa di altri aspetti che sono significativi ai fini della sostenibilità.

Su un altro versante troviamo la certificazione ambientale, che invece si pone proprio l’obiettivo di valutare le prestazioni di un edificio come risposta all’esigenza precisa di migliorare il livello di sostenibilità. A differenza della certificazione energetica, non è vincolante e considera tutti gli elementi che possono direttamente o indirettamente influire sulla sostenibilità. Lascia però scoperti gli aspetti più tecnici del risparmio energetico, risultando a sua volta incompleta dal nostro punto di vista.

Angelo Verderio