Isolamento acustico e termico a Norma di Legge
Un’intervista al responsabile della Divisione Acustica di Coverd: la fotografia di una situazione che puo’ cambiare (in meglio) grazie alla maggiore attenzione dei Comuni, alla responsabilità delle imprese e a nuovi strumenti scientifici, come la Termografia IR
Sulla spinta di un numero crescente di situazioni problematiche, sempre più Comuni stanno alzando la guardia contro l’inquinamento acustico. Non siamo ancora alla corretta e unanime applicazione della normativa in materia, ma è il primo segnale del passaggio dalla fase della carta a quella della pratica.
L’obiettivo è non avere piu’ documenti fatti solo per “completare l’incartamento”, ma relazioni effettuate da personale competente e utili agli operatori dell’edilizia per soddisfare una clientela sempre più esigente, oltre che per mettersi al riparo da contenziosi giudiziari.
Per l’isolamento termico, di cui si parla tantissimo a fronte di una crescente necessità di risparmio energetico, vale lo stesso ragionamento. In questo campo ci sono ora nuovi strumenti, come la termografia IR, che permettono di vedere quello che prima sfuggiva a ogni verifica.
Ne abbiamo parlato con il dottor Marco Raimondi, fisico acustico responsabile della Divisione acustica di Coverd, al quale abbiamo rivolto alcune domande.
D. Dottor Raimondi, negli ultimi tempi si nota una maggiore attenzione da parte dei Comuni alle normative acustiche. Qual è la situazione dall’osservatorio di Coverd?
R. Credo che occorra ancora distinguere tra Amministrazioni Comunali virtuose ed altre meno attente. Infatti, a fianco di Comuni che si sono dotati in primis degli strumenti di pianificazione territoriale previsti dalla legge e che esercitano, avvalendosi della sempre preziosa collaborazione delle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente, un certo controllo, ve ne sono molti altri sordi o quantomeno superficiali. Ad esempio, non è raro imbattersi in richieste di valutazioni acustiche preventive formulate a iter autorizzativo già completato o addirittura a lavori ultimati. Oppure Amministrazioni Comunali che non richiedono mai alcuna valutazione acustica, per ignoranza o superficialità.
D. Quali sono gli strumenti di controllo e di intervento a disposizione dei Comuni?
R. I comuni, avvalendosi delle ARPA, devono esercitare una funzione di controllo e di pianificazione; si pensi, ad esempio ai piani di classificazione acustica del territorio. Al di là della normativa in materia di inquinamento acustico, si veda in proposito l’art. 6 della L. 447/95, vi sono altri strumenti, quali ad esempio il rilascio del certificato di abitabilità di un immobile residenziale. Infatti, atteso che i requisiti acustici rientrano tra i requisiti igienico-sanitari, l’accertata insufficienza di isolamento acustico potrebbe portare a negare il rilascio del certificato di abitabilità, con tutto ciò che ne consegue.
D. I contenziosi giudiziari per problemi legati all’acustica sono in costante aumento. Quali aspetti specifici riguardano generalmente?
R. Le prime situazioni che sono state oggetto di contenziosi giudiziari sono quelle legate al funzionamento di impianti fissi, tipicamente quelli produttivi, soprattutto se interessanti anche il periodo notturno. A seguire sono emersi i problemi legati ai pubblici esercizi con attività notturna, pub, discoteche, disco–bar, specie quando lo spazio commerciale è contiguo ad unità abitative. Ma la tipologia di contenzioso che si sta affermando con prepotenza da almeno 2 o 3 anni è quella che lamenta il mancato rispetto dei requisiti di isolamento acustico degli edifici. Credo che sia questo il problema che assumerà nei prossimi anni maggiore rilevanza.
D. E allora parliamo dei “requisiti acustici passivi degli edifici”: la normativa li chiede in opera, non è vero?
R. Premesso che la formulazione del DPCM 5.12.1997 è estremamente lacunosa, come è noto a tutti gli operatori del settore dell’acustica architettonica, all’art. 1 comma 1 il decreto si pone l’obbiettivo di determinare “i requisiti acustici delle sorgenti sonore interne agli edifici ed i requisiti acustici passivi degli edifici e dei loro componenti in opera, al fine di ridurre l’esposizione umana al rumore”.
D. Da quando l’acustica architettonica è sulla bocca di tutti, il mercato e’ stato inondato di materiali e manufatti che promettono risultati miracolosi con allettanti certificazioni di laboratorio. C’è da fidarsi?
R. Arriviamo al nocciolo della questione: i certificati di laboratorio sono utili, ma debbono essere letti con sagacia e competenza. Il contesto del laboratorio è completamente diverso da quello di un edificio reale e di questo occorre tenerne conto. In laboratorio qualsiasi materiale è testato nelle sue migliori condizioni di utilizzo e di posa: la differenza tra il dato di laboratorio e la pratica realizzativa può raggiungere, e talvolta superare, i 10 dB.
Un suggerimento spicciolo, anche per i profani, è quello di leggere tutte le pagine del certificato di laboratorio, solitamente composto di almeno 4-5 pagine, e non solo il “numerillo” finale. Valutare struttura base, modalità di posa, masse superficiali, ecc. Diffidare di certificazioni incomplete che non potrebbero neppure essere diffuse, come del resto specificato dagli stessi enti certificatori.
D. Progettisti, costruttori, venditori: chi viene di solito chiamato in causa in tribunale?
R. Delle tre componenti citate, nel caso di contenzioso sui requisiti acustici passivi, vengono solitamente chiamati a rispondere il venditore e l’impresa costruttrice. Occorre osservare come in genere sia quest’ultima quella maggiormente compromessa: infatti, essendo la carenza di isolamento acustico un vizio costruttivo, ai sensi dell’articolo 1669 del Codice Civile l’appaltatore ne risponde per 10 anni, il venditore invece per un solo anno, ai sensi dell’articolo 1495. Ad oggi non mi risulta ancora un coinvolgimento in prima persona di progettisti o direttori dei lavori, ma non è escluso che ciò possa avvenire anche in tempi brevi.
D. Una relazione acustica ben fatta, parliamo ad esempio del DPCM 5/12/97, che vantaggi può dare agli operatori dell’edilizia?
R. Vorrei anzitutto spendere qualche parola sull’aspetto etico: chi acquista un immobile abitativo, nella maggior parte dei casi investe un capitale privato ingente se rapportato alle entrate. Le aspettative sono alte perché l’investimento economico, emotivo e affettivo è altissimo. Gli operatori del settore, noi operatori del settore, abbiamo il dovere morale di realizzare abitazioni adeguate alle esigenze e alle aspettative, non solo dal punto di vista acustico. È indubbio che debba essere perseguito un giusto guadagno, evitando però ingiuste speculazioni e senza perdere di vista un quadro di valori umani e sociali essenziali. Sul piano più prettamente utilitaristico, una corretta progettazione acustica mette al riparo da problematiche future che sfociano sempre piu’ spesso, lo dicevamo prima, in dispute giudiziarie. Affrontare per tempo l’acustica architettonica, in modo tecnicamente serio ed avvalendosi di professionisti competenti in materia, può solo fare del bene ai tradizionali operatori del mondo edile.
D. Cambiamo argomento e parliamo di Legge 10. Anche per problemi di isolamento termico si può finire davanti a un giudice…
R. Certamente, anche se gli aspetti acustici hanno forse preso recentemente il sopravvento, permangono numerosi i contenziosi per carenza di isolamento termico. Segnalerei in particolare il problema dei ponti termici in corrispondenza di pilastri e travi in C.A. C’è ancora una certa superficialità nell’affrontare questi aspetti specifici.
D. Alla Legge 10 si poteva “sfuggire” facilmente, soprattutto per l’impossibilità di eseguire verifiche. Ora però c’è la termografia…
R. La termografia IR è uno strumento potente, che può evidenziare in modo inequivocabile la carenza di isolamento termico. Come in altri campi, ad esempio proprio l’acustica, necessita di strumentazione all’avanguardia, guarda caso anche costosa, e di personale professionalmente preparato ed esperto. Solo da questo connubio si possono avere risultati soddisfacenti, tali da sfatare il mito del “tanto, una volta completato il muro, chi se ne accorge se manca l’isolante?”
D. Anche Coverd mette a disposizione questo importante servizio. A chi è rivolto in particolare?
R. La nostra filosofia aziendale è quella di fornire un servizio globale ai nostri clienti attuali e futuri, investendo in innovazione con lo sguardo sempre rivolto al futuro. Ed è così anche per la termografia IR. Abbiamo personale tecnico preparato, con certificazione di competenza riconosciuta a livello internazionale e rilasciata da ente certificatore svedese. Siamo operativi in questo settore ed intendiamo svilupparlo ed espanderlo. A parte l’ambito prettamente edilizio, ci aspettiamo un ulteriore sviluppo nell’utilizzo della termografia IR nella manutenzione, per prevenire guasti di impianti elettrici, idrici e termici programmando periodiche visite ispettive preventive.