Anno XX
Numero 2
Aprile 2008

Isolamento Acustico degli Edifici: requisiti e parametri fai da te

La problematica del rispetto dei requisiti acustici passivi degli edifici sta subendo sollecitazioni sempre più pressanti, tanto da provocare reazioni scomposte nelle dinamiche di domanda–offerta del mercato.

Tali sollecitazioni provengono principalmente:
dalle Pubbliche Amministrazioni, che si stanno progressivamente sensibilizzando alla problematica e sempre più spesso richiedono una documentazione che attesti il rispetto dei requisiti acustici passivi degli edifici, sin dalla fase progettuale.

Alcuni comuni poi hanno attivato procedure di verifica in opera dei vari parametri di isolamento acustico, in quanto le caratteristiche acustiche rientrano tra i requisiti igienico-sanitari essenziali, in mancanza dei quali può essere negata l’agibilità del fabbricato;
dagli utenti, che in virtù di una più efficace, anche se non sempre corretta informazione, hanno acquisito una maggiore consapevolezza e la fanno valere al momento dell’acquisto dell’abitazione ovvero all’assegnazione dell’incarico di progettazione e/o realizzazione dell’opera;
dai Tribunali, sedi ove si moltiplicano le cause intentate per carenze nell’isolamento acustico degli alloggi.

Ultime segnalazioni in ordine  di tempo sono pervenute dal Tribunale di Torino (riduzione del valore immobiliare pari al 20% per accertato insufficiente dal solo isolamento acustico al rumore di calpestio) e dal Tribunale di Verona (inserimento nel quesito sottoposto al CTU della richiesta esplicita di verificare la correttezza tecnica dell’attività svolta dal progettista e direttore lavori). A fronte di vizi più diffusi e generalizzati si potrebbe arrivare a deprezzamenti anche superiori.

Scosso da queste sollecitazioni, il mercato sta diventando schizofrenico: prodotti miracolosi, caratterizzati da prestazioni acustiche quantomeno improbabili, hanno invaso coi loro depliant pubblicitari gli studi tecnici di progettazione e le sedi delle imprese di costruzioni, in un tourbillon di numeri, tabelle e grafici, con la promessa di essere, essi soli, la panacea di ogni “male acustico” degli edifici.

L’asticella delle prestazioni acustiche viene artificiosamente alzata continuamente, complici certificazioni acustiche sempre più eclatanti: si ha talvolta l’impressione di assistere al gioco di chi la spara più grossa, a discapito della logica e del rigore tecnico.

In questa situazione che ricorda il “caos primordiale”, è utile fissare quelli che a nostro giudizio sono dei paletti imprescindibili:

  • l’utilizzo di software di calcolo dei requisiti acustici degli edifici (ve ne sono svariati in commercio, alcuni dei quali distribuiti anche gratuitamente!) non può sostituire l’esperienza e la professionalità del tecnico che lo utilizza. Infatti, la gran parte dei dati acustici di input (Rw, s’, ?Lw, ecc.) sono immessi direttamente dall’utente, sotto la propria esclusiva responsabilità. Intervenendo su tali parametri , si possono ottenere i valori di output più diversi, e non certo per “colpa” del software;
  • i certificati di laboratorio sono relativi ai materiali posati ed utilizzati nelle condizioni ottimali, con una posa “a regola d’arte”: tali condizioni non sempre sono conseguibili in opera.
    Ad esempio, nel caso di strato separatore anticalpestio il massetto di prova di laboratorio è perfettamente piano, privo di ogni asperità (sfridi di lavorazione) e di impianti tecnici (con la consueta posa di malta di fissaggio). Le procedure di prova sono poi tali da escludere qualsiasi contributo di fiancheggiamento, che viceversa nella realizzazione in opera può risultare fatale, penalizzando la prestazione teorica anche di oltre 5÷6 dB;
  • la prestazione acustica in opera non è mai riconducibile ad un solo materiale, ma coinvolge l’intera struttura. L’approccio secondo il quale la problematica acustica può essere affrontata con un materiale miracoloso da prevedere e posare all’ultimo momento, senza preventiva valutazione dell’insieme dell’involucro edilizio, è molto pericoloso.

Ad esempio, l’isolamento di un divisorio verticale non può sempre dipendere dal solo materiale posato in intercapedine tra due laterizi di qualsivoglia natura, ma coinvolge necessariamente la natura di questi ultimi ed il contesto entro cui si inserisce la partizione in esame. Se un materiale in un dato contesto ha fornito un riscontro positivo, non necessariamente restituirà risultati altrettanto soddisfacenti in contesti differenti.

Insomma, la valutazione acustica non coinvolge singoli materiali, ma interi “pacchetti” edilizi

la messa in opera è fondamentale, quasi quanto l’accurata scelta dei prodotti che compongono i pacchetti edilizi. Ciò coinvolge indubbiamente le procedure di controllo in cantiere (capocantiere e direzione dei lavori), ma indirizza anche le scelte verso sistemi che prevedano modalità di posa quanto più semplici possibile, in grado di minimizzare imperfezioni e/o piccoli errori di esecuzione.

Valga per tutti l’esempio degli strati separatori anticalpestio: la scelta di prodotti monolitici e di spessore ridotto comporta maggiori rischi durante la posa rispetto a sistemi multistrato e con spessori più elevati. La realtà del cantiere è molto diversa dall’asettico ambiente di laboratorio.

Queste indicazioni sono dettate dalla nostra pluriennale esperienza di realizzazioni e verifica in opera dei risultati conseguiti: la nostra filosofia è quella di mettere il nostro know–how a disposizione dei clienti, offrendo un servizio integrato che vada oltre la mera commercializzazione di prodotti per l’isolamento acustico.

L’apprezzamento che il mercato in questi anni ci ha riconosciuto e continua oggi a riconoscerci, è sicuramente il miglior biglietto da visita della nostra azienda.

Contattate senza impegno lo Staff tecnico della Divisione Acustica
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Dott. Marco Raimondi