Obiettivo: resistere nel tempo
Il sughero è robusto e durevole? Gli addetti ai lavori testimoniano di sì. Sempre ottimo per l’isolamento termoacustico di sottofondi e pareti, questo materiale diventa imbattibile nei rivestimenti a cappotto esposti all’azione degli agenti atmosferici e agli urti. A patto che sia un sughero di buona qualità. Quello di Coverd, lo dicono i costruttori: “è il migliore sul mercato”.
Obiettivo: resistere nel tempo. Buono, bello, leggero, sano, ecocompatibile: ma il sughero è anche resistente? Alcuni pensano di no. E si sbagliano. In realtà tra le doti di questo materiale naturale c’è anche la dimostrabilissima capacità di durare a lungo, resistendo alle condizioni climatiche più avverse e alle sollecitazioni meccaniche.
Usato per l’isolamento termico e isolamento acustico sia all’interno che all’esterno degli edifici, il sughero dura e non si rompe, non si sbriciola, non emette polveri e mantiene inalterate le sue caratteristiche. A patto, ovviamente, che sia di buona fattura e trattato con i corretti processi tecnologici, in ogni caso mai inquinanti. L’esperienza di Coverd, a questo riguardo, è una garanzia di qualità.
Getti in controcassero contro i ponti termici: dopo dieci anni, nessun problema di umidità
Il geometra Raffaello Manzoni, della Gorle Edile di Pedrengo (Bg), ha conosciuto Coverd nel 1995 attraverso Bioedilizia e da allora consiglia il sughero biondo naturale ai suoi clienti.
Che si tratti di isolare delle pareti in intercapedine, dei sottofondi o di realizzare “cappotti” esterni contro rumori, umidità e muffe, la consulenza di Coverd è la carta che gli permette di fare la differenza.
“Il primo lavoro, proprio nel 1995 – dice – è stato una palazzina di cinque appartamenti a Pedrengo, in via IV Novembre. Abbiamo utilizzato il sughero con la tecnica del getto in controcassero per prevenire i ponti termici e, devo dire, ha funzionato benissimo. A quasi dieci anni di distanza l’edificio non presenta problemi di umidità o di muffe, segno che il sughero lavora bene”.
Quella del getto in controcassero è la soluzione ottimale per la prevenzione dei ponti termici (il sughero viene alloggiato nei casseri prima della gettata, in modo da saldarsi perfettamente alla struttura), che sono la causa della formazione di muffe insalubri in prossimità degli angoli della casa e dell’incrocio fra parete e soffitto. Di regola per questa tecnica si utilizza il pannello di sughero biondo naturale compresso a grana media 4/8 mm SoKoVerd.AF da 2 cm di spessore per la sponda verticale della soletta e da 1 cm per l’intradosso, per una larghezza di almeno 50 cm o comunque fino alle pignatte. Per i pilastri invece si usa uno spessore di 2 cm, posato su almeno tre lati, comprendendo o il lato esterno e i due laterali o il lato interno e i due laterali.
“Abbiamo costruito un’altra palazzina sempre a Pedrengo, poco dopo la prima – prosegue il geometra Manzoni – Anche qui, visti i buoni risultati della costruzione precedente, abbiamo usato la tecnica del controcassero per gli elementi esterni, il sughero granulare nei sottofondi e il pacchetto isolante Coverd per pareti e sottotetto. Il risultato è lì da vedere. Gli appartamenti sono occupati da anni e i proprietari sono più che soddisfatti. Inoltre ci siamo affidati a Coverd per tutte le prove fonometriche del caso e agli acquirenti è stato consegnato il certificato acustico dell’edificio: abbiamo voluto fare le cose per bene, per dare la qualità e per non avere problemi”.
Sottofondi robusti e silenziosi
Per quanto riguarda i sottofondi, va premesso che la soletta divisoria tra un appartamento e l’altro deve avere, oltre che doti di isolamento termico, caratteristiche acustiche tali da garantire un indice di valutazione del livello di pressione sonora di calpestio pari o inferiore a 63 dB reali in opera (Dpcm 5.12.1997). L’unica tecnica che garantisce questo risultato, se non si usano pavimenti resilienti con linoleum afonico, sughero, gomma o simili (comunque non in grado, da soli, di rispondere alla normativa), è quella del pavimento galleggiante o flottante.
Il pavimento galleggiante si realizza ponendo uno strato elastico fra la struttura portante e la pavimentazione, da questo la definizione “galleggiante”, in quanto viene a esistere uno strato soffice tra due rigidi. Ma attenzione: il materiale elastico, che serve soprattutto per l’isolamento acustico, è bene che sia posato su una superficie piana, senza dover scavalcare tubi o impianti. Ora, poiché tubi e impianti sono sempre presenti, è necessario prevedere un primo strato sul solaio al fine di inglobarli completamente, formando appunto una superficie piana. Sopra questa si porrà lo strato elastico e quindi il massetto, cioè lo strato di supporto vero e proprio del pavimento.
Per semplificare le operazioni e avere un eccellente pavimento galleggiante, Coverd impiega da anni, con ottimi risultati, l’impasto SugheroLite+KoGlass (sughero biondo naturale in granuli impastato con un apposito vetrificante a presa aerea), ottenendo così uno strato elastico regolabile in altezza e in grado di contenere le condutture. La facilità con cui il prodotto viene messo in opera (la miscelazione avviene direttamente sul posto) riduce i tempi di esecuzione e i costi della manodopera.
I risultati sono apprezzabili sia dal punto di vista acustico sia termoigrometrico. A quest’ultimo proposito va detto che i granuli di sughero biondo naturale hanno un’elevata permeabilità al vapore e non trattengono l’umidità, garantendo così isolamento e salubrità agli ambienti. Bisogna tuttavia sapere che l’efficacia dell’impasto dipende anche dal fatto che i granuli sono legati tra loro in modo non rigido, grazie al legante vetrificante KoGlass.
Può però capitare che con la rasatura di SugheroLite+KoGlass (almeno 5 cm) non si riesca a coprire completamente gli impianti. Nessun problema: in questi casi il rischio di ponti acustici tra il massetto e le tubazioni può essere efficacemente evitato stendendo uno strato di feltro separatore KoSep.F di 4 mm di spessore, che viene risvoltato verso l’alto tra il massetto e la parete. Sempre e in ogni caso, per evitare il formarsi di ponti acustici, massetto e parete dovranno essere separati mediante uno strato morbido-elastico. Lo stesso accorgimento è sempre necessario anche tra la soletta e le pareti verticali. A questo scopo sono eccellenti le strisce in sughero biondo naturale supercompresso KoFlex da 3, 5 o 10 millimetri.
La soluzione SugheroLite + KoGlass è realizzabile con uno spessore a disposizione di almeno 10-12 cm dalla soletta. Se invece il progetto prevede uno spessore maggiore, il pavimento galleggiante può essere realizzato con pannelli di sughero SoKoVerd. In questo caso si provvede a rasare gli impianti con un impasto cementizio (meglio se non alleggerito), sopra il quale si posano i pannelli SoKoVerd.LV da 2 o 3 cm, il feltro KoSep.F e la caldana in sabbia e cemento con la pavimentazione. Per questa soluzione a pannelli servono almeno 15 cm di sottofondo a partire dalla soletta.
Le stagioni passano, ma pareti e facciate restano Ok
“Per l’isolamento dei divisori verticali, ho avuto ottimi risultati dai blocchetti fonici Nk8 – spiega il geometra Manzoni – Usati con il pacchetto isolante così come consiglia Coverd”.
Nk8 è un blocchetto fonico in laterizio con fori verticali disponibile in dimensioni 80x120x280 mm. Un mattoncino altamente fonoisolante, particolarmente indicato nelle pareti divisorie tra abitazioni per l’abbattimento dei rumori e per la realizzazione di strutture di tamponamento (facciate).
La soluzione a cui si riferisce il tecnico di Pedrengo si basa sul principio della parete composta: massa-molla-massa, ove per molla si intende il materiale fonoassorbente. In un esempio standard di tamponamento troviamo, partendo dall’interno: un primo strato di intonaco sabbia-cemento, il blocco fonico in laterizio Nk8, uno strato di ovatta vegetale KoFiVeg da 1 cm, il pannello di sughero naturale SuperKompatto a grana fine SokoVerd LV da 3 cm, un secondo strato di ovatta vegetale KoFiVeg, un secondo strato di intonaco sabbia-cemento e il secondo strato di blocchetti fonici. In alternativa, il doppio strato di KoFiVeg può essere sostituito dal sandwich di ovatta vegetale e laminato smorzante FoniVeg da 2,3 cm di spessore.
Non è difficile trovare addetti ai lavori che confermano bontà e durata degli isolamenti in sughero per pareti e sottofondi. “Ho usato questo materiale per costruire decine di ville e villette – afferma Roberto Bonalumi, titolare dell’omonima impresa edile di Ronco Briantino (Mi) – Nelle intercapedini dei divisori verticali e sopra le solette come isolante termoacustico: davvero ottimo, da costruttore mi sento di consigliarlo ovunque possibile. Problemi di durata? Non me ne risultano, non più di altri materiali almeno…”.
La prova del fuoco: i cappotti esterni
Se c’è una situazione dove il sughero viene sottoposto ai test più duri in fatto di resistenza e durabilità, questa è il cosiddetto “cappotto esterno”, cioè il sistema di rivestimento degli edifici contro i rumori e i ponti termici che causano umidità. Ogni giorno sole, gelo, pioggia, neve, vento e grandine mettono alla prova il “cappotto” e la qualità dei materiali gioca un ruolo fondamentale. Lasciamo che a parlare siano ancora gli esperti.
“Non c’è che dire, per i cappotti esterni il sughero è imbattibile – sentenziano alla Gorle Edile di Pedrengo – Rispetto al polisterene, ad esempio, è più resistente e sopporta bene anche la grandine. So di cappotti che hanno subito danni durante alcuni forti temporali, con quelli che ho fatto io in pannelli di sughero non è mai successo. E poi il sughero è traspirante, gli altri materiali non hanno questo pregio. Io, se devo fare un cappotto, vado a botta sicura e consiglio il sughero Coverd – prosegue il geometra Raffaello Manzoni – sono certo di non sbagliarmi anche se so che per il cliente vuol dire spendere qualcosina di più. Del resto, se uno vuole la macchina bella…”.
Tra le realizzazioni dell’impresa Gorle in fatto di cappotti esterni, ci sono una villa di grandi dimensioni a Mozzo (Bg) e diverse abitazioni private sparse per la provincia di Bergamo, più di una nella città alta. Tutti interventi dove il risultato funzionale è andato di pari passo con una qualità estetica di prim’ordine. “I clienti sono soddisfatti e non ci risultano problemi – dicono a Pedrengo – Riguardo all’estetica, poi, i pannelli di Coverd permettono di fare delle cose veramente belle: c’è stato chi ha cominciato un po’ dubbioso ma alla fine è rimasto a bocca aperta”.
La realizzazione di un cappotto esterno è più semplice di quanto si possa pensare. E per rendere tutto ancora più facile, Coverd ha ideato i pannelli in sughero biondo naturale superkompatto SoKoVerd.LV.
La prima cosa da fare è verificare e preparare il supporto murario su cui andranno posati i pannelli, specie nel caso di edifici già esistenti. I vecchi intonaci vanno scrostati, l’eventuale gesso va piccozzato e in caso di cemento armato va eliminata ogni traccia di disarmanti.
La seconda fase è quella dell’ancoraggio dei pannelli sul muro da proteggere. Per questa operazione si usa l’apposito ancorante cementizio PraKov, da miscelare con acqua fino a ottenere un impasto omogeneo che va spalmato sul sughero (non sul sottofondo) con una spatola dentata.
Lungo gli spigoli delle facciate e i contorni delle finestre si potranno incollare dei paraspigoli di alluminio per proteggere dagli urti accidentali. Sotto i davanzali, invece, è buona regola posare dei gocciolatoi da fissare alla muratura con appositi tasselli.
Posato il cappotto, inizia la terza fase, che è quella dell’intonaco di spessoramento. Il prodotto adatto è il KoMalt.G, un intonaco premiscelato minerale a base di sabbia, calce e cemento con l’aggiunta di colloidi vegetali per migliorarne la lavorabilità. Sono necessari due strati, poiché tra il primo e il secondo va posata la rete di armatura KoRet, in fibra di vetro apprettata, che serve per prevenire microfessure dovute alle escursioni termiche e per migliorare la resistenza agli urti.
L’ultima operazione è quella dell’intonaco di finitura, che può essere di qualsiasi tipo. Un ottimo risultato estetico è ottenibile con l’intonaco strutturale ai silicati di potassio KoSil, disponibile in varie colorazioni e granulometrie. Altrettanto gradevole può essere la finitura con l’intonaco minerale KoMalt.F bianco o colorato con effetto ombreggiato.
Un altro test micidiale: la correzione acustica di ambienti aperti al pubblico
Il risultato acustico fu subito eccellente e per quanto riguarda la durata, beh, basta andare a vedere. A parte la normale usura del tempo, non ci sono mai stati problemi di rotture o cedimenti. E stiamo parlando di un ambiente dove passano centinaia di persone, compresi i ragazzini scatenati”.
Entrambi sono pannelli di sughero biondo naturale supercompresso preformato e pretinteggiato: Kontro è usato per i controsoffitti (dotato di smusso e gradino per l’appoggio negli appositi telai AlCover), SokoVerd.C1 per le pareti (applicato in aderenza o su telaio).
I pannelli Kontro e SokoVerd sono fonoassorbenti, termoisolanti, imputrescibili, autoestinguenti, non gocciolanti, atossici e omologati dal Ministero degli Interni nella Classe 1 di resistenza al fuoco.
I vari formati e la vastissima disponibilità di colori consentono di realizzare infinite combinazioni di disegni e tonalità, dando originalità a ogni tipo di ambiente.
Ottime prestazioni a una condizione: la qualità
Il sughero non è tutto uguale. Quello di Coverd è certificato per ogni specifico impiego, non è trattato con sostanze chimiche inquinanti e garantisce un’ottima lavorabilità per tutte le applicazioni. “La differenza si vede a occhio nudo dalla qualità della grana – afferma il geometra Manzoni – Quello di Coverd è più compatto e quando lo si taglia non si sbriciola; i pannelli sono lisci, omogenei e anche il colore è diverso”.
E ancora: “A mio giudizio il sughero Coverd è il migliore per qualità – dice Roberto Bonalumi – Sul mercato non si trova di meglio”.