Il Collegio San Carlo ha puntato sul sughero più di quindici anni fa
Il rettore, Don Aldo Geranzani: “Allora fu una scelta controcorrente rispetto ai materiali tradizionali, ma si è rivelata giusta. Oggi che l’ecologico è un’esigenza mi sembra ancora più doveroso consigliarla a tutti”
Il Collegio San Carlo di Milano ha puntato sul sughero più di 15 anni fa per cinema, sala conferenze, palestra e scuola materna
E’ lo storico Collegio San Carlo, nel cuore di Milano, uno degli esempi più significativi di come la tecnologia applicata del sughero naturale Coverd possa garantire risultati ottimi nella correzione acustica di ambienti destinati all’educazione, all’istruzione, allo sport e al tempo libero.
“Una scuola, mille ambienti”. Nel 1988 il rettore del Collegio, don Aldo Geranzani, contattò Coverd per il cinema da 480 posti attiguo all’istituto. Le sue esigenze erano tre: insonorizzare il cinema, avere un ambiente salubre e non dover andare incontro a spese di manutenzione di lì a qualche anno. Non si poteva infatti trascurare che il cinema era utilizzato soprattutto da bambini e ragazzi, dunque il materiale da impiegare doveva essere allo stesso tempo morbido e resistente agli urti. Il sughero naturale, che solo allora stava cominciando a farsi largo tra i materiali d’impiego più tradizionale, si rivelò perfetto. Il risultato fu talmente valido che dopo tre anni don Aldo contattò nuovamente Coverd in occasione dell’allestimento della sala conferenze multimediale all’interno del Collegio. L’anno dopo fu la volta della palestra, in realtà un vero e proprio palazzetto dello sport e nel 1998 toccò ai locali della scuola materna. Oggi, a 15 anni di distanza dal primo intervento, gli studenti del San Carlo studiano e giocano protetti da pareti di sughero e il rettore accetta sempre volentieri di ospitare nel suo cinema i seminari sull’”Acustica negli edifici” che vengono organizzati da Coverd, il primo nel 1999 e l’ultimo a novembre 2002.
“Spendo una parola in qualità di committente della ditta che ha organizzato questo convegno
– ha affermato don Aldo nel corso di quest’ultimo appuntamento –
I pannelli che vedete in questo auditorium hanno ormai 15 anni, ma quando sono arrivato io come rettore, e si trattava di trasformare il Collegio San Carlo, hanno rappresentato una scelta che allora era per certi aspetti controcorrente. In quel periodo si parlava ancora poco di biologico e l’attenzione era rivolta più agli aspetti economici, pur sempre importantissimi, che all’impiego di materiali naturali. Poi c’era anche chi diceva che il sughero era fragile e i bambini lo avrebbero rotto più facilmente del cartongesso… Ebbene, noi decidemmo di utilizzare il sughero e a conti fatti devo dire che quella scelta si è rivelata giusta, sia dal punto di vista del risultato che della durabilità. Quando hanno constatato il risultato, i genitori dei nostri ragazzi sono stati contentissimi, nonostante, lo ripeto, fossero anni in cui l’ecologico e il biologico non avevano ancora l’importanza che hanno oggi… Ora, da educatore e da prete, mi sento di rivolgere un invito a chi lavora nel vostro settore – ha detto don Aldo alla platea degli addetti ai lavori nel seminario CoVerd del 25 novembre 2002 –
E’ giusto che quando si lavora in un settore come questo si debbano tener presenti i costi, le efficienze, tutte cose importantissime, ma non dimenticate la persona umana che dovrà vivere dentro gli edifici che costruite; soprattutto se è una persona che ci deve stare tante ore e soprattutto se è una persona che si sta formando, cioè dei ragazzi o dei bambini, che più di tutti hanno diritto alla nostra attenzione. Noi adulti, diciamocelo, non abbiamo preparato un mondo proprio bellissimo ai ragazzi di adesso…
Poi noi ce la prendiamo con loro per diversi motivi, a volte anche ragionevoli, ma il mondo che abbiamo preparato loro non è il migliore possibile.
Ad esempio abbiamo privato i nostri ragazzi del silenzio.
Proprio così, noi alle nuove generazioni abbiamo rubato il silenzio, quello interiore innanzitutto, perché abbiamo disabituato i giovani a riflettere sulle poche cose che contano davvero, così che quando prendono le prime sberle della vita hanno brutte tentazioni, del tipo di rinunciare a 16 anni alla vita stessa.
Allora dico: a questi ragazzi, ma anche a tutta la gente che lavora, per quanto è possibile, date una vita che sia confortevole; che non vuol dire il frigo o il portafoglio pieno, ma soprattutto degli ambienti di vita vivibile, dove il silenzio torni ad essere per quanto possibile cittadino, in piena autorità”
Michele Ciceri