Anno XVI
Numero 3
Settembre 2004

Evitare i contenziosi con i rilievi in opera

Sempre più spesso i cittadini si rivolgono alle autorità per situazioni che due volte su tre violano le leggi sul rumore. Un grosso problema sono i requisiti passivi acustici degli edifici (DPCM 5.12.97), che progettisti e costruttori affrontano con troppa leggerezza a loro rischio e pericolo. Non è sufficiente l’impiego di materiali testati in laboratorio per garantire il rispetto dei valori limite perché, in cantiere, ci sono diversi fattori che influiscono sul risultato finale. Non a caso la legge stabilisce che i requisiti acustici devono essere conseguiti in opera. E poi, occhio ai certificati ingannevoli…

L’insidia rumore turba sempre di più la nostra vita di tutti i giorni.

Con conseguenze pesanti, sia sul piano personale sia su quello economico. Se già lo stress e i contrasti con i vicini di casa non sono compagni piacevoli, le cose precipitano quando veniamo toccati nel portafoglio. Il monitoraggio della situazione ci dice che la svalutazione di un immobile per problemi di rumorosità può raggiungere il venti per cento del valore reale e aprire contenziosi interminabili tra acquirente e costruttore. E non c’è solo il danno materiale: quando c’è di mezzo la qualità della qualità entrano in gioco anche i fattori “biologici” legati alla salute psicofisica delle persone, che spesso portano i giudici a sentenziare cospicui risarcimenti.

Un indicatore stabile della situazione è il numero dei sopralluoghi fonometrici eseguiti dalle Arpa territoriali su richiesta di cittadini che si sentono “disturbati” da rumori di varia natura. Al Dipartimento di Monza, relativamente agli anni 2002 e 2003 e su un territorio che comprende 30 paesi da Agrate Brianza a Vimercate, gli interventi sono aumentati del 17% rispetto al biennio precedente. Ma è solo la punta dell’iceberg: ci sono infatti cittadini indifesi che “sopportano” e altri che trovano una soluzione in proprio, senza scomodare la Pubblica amministrazione. C’è chi pensa che l’evoluzione negativa della situazione dipenda dall’aumentata sensibilità delle persone alle proprie situazioni private.

Come dire: cittadini più informati, dunque più consapevoli dei propri diritti, tendono ad abusare delle difese previste dalle leggi. Nella realtà questa è un’analisi errata, che non trova riscontro nei fatti. Nel 2002, nel territorio dell’Arpa di Monza, il superamento delle soglie di rumorosità stabilite dalle leggi è stato riscontrato nel 63,8% dei sopralluoghi. Nel corso del 2003 il dato è balzato al 67,2%. Dunque non aumentano soltanto le segnalazioni, ma anche e in misura superiore le situazioni realmente fuori legge.

Il dato è francamente allarmante. La parte del leone nei contenziosi tra privati la fanno i rumori prodotti da insediamenti industriali e artigianali nelle ore diurne: fuori legge il 50% dei casi nel 2002 e il 62,5% nel 2003. Seguono i centri commerciali, dove però la situazione sembra migliorare: fuori tabella il 77,7% delle situazioni nel 2002, il 53,8% nel 2003. Significativo è poi il numero degli esposti per il mancato rispetto dei requisiti acustici passivi degli edifici (rumori aerei tra un appartamento e l’altro di edifici plurifamiliari, rumori da calpestio, strutturali ecc…), che sono quintuplicati dal 2002 al 2003, risultando fondati nel 50% dei casi.

Che fare?

La soluzione del problema rumore chiama in causa urbanisti, progettisti e costruttori, per la difesa dei loro stessi interessi. Per non costruire nuovi insediamenti produttivi rumorosi in zone intensamente abitate basta un po’ di buon senso, ma dove le distanze sono già compromesse o sono prestabilite (è il caso degli appartamenti in un condominio), entrano in gioco i materiali e le tecnologie costruttive.

Un consiglio spassionato è di non accontentarsi dei certificati di laboratorio sui materiali, ma pretendere invece che i requisiti acustici siano verificati con rilievi fonometrici in opera da un tecnico competente in acustica. Spieghiamoci meglio: quando un forato, un mattone, un laterizio o una parte prefabbricata vengono testati in laboratorio, la prova avviene in condizioni ottimali che prevedono un ambiente normalizzato, l’assenza di difetti sul manufatto, l’eliminazione della trasmissione sonora per fiancheggiamento e la messa in opera a regola d’arte. In laboratorio è giusto che sia così, ma la realtà è diversa.
In cantiere non è sempre possibile verificare che venga messa la giusta quantità di malta tra un forato e l’altro, che le guarnizioni siano perfettamente sigillate o che le strutture verticali siano isolate da quelle orizzontali. Ci sono insomma tanti fattori, non ultimi gli errori umani, che possono portare a risultati reali anche molto lontani da quelli testati in laboratorio.

Un secondo consiglio è di leggere bene i documenti relativi ai test sui materiali. Un certificato acustico è costituito di norma da più fogli e riporta in calce sulla prima pagina una dicitura importante:

“Non è ammessa la riproduzione del presente certificato se non in copia conforme integrale”.

Spesso, invece, ci si vede consegnare la prima pagina, ma non le seguenti; oppure la prima e l’ultima, ma non le pagine interne. Occhio all’inganno!

Il certificato acustico è credibile se è relativo alla situazione reale che si sta testando, non lo è per niente se si tratta di un generico pezzo di carta valido per tutte le stagioni. Considerato che i parametri di isolamento acustico previsti per legge devono essere conseguiti in opera, è sicuramente meglio privilegiare quelle tipologie di strutture collaudate e verificate in molteplici applicazioni nel corso di questi anni.

I certificati di laboratori sono solo un supporto utile per lo sviluppo di calcoli revisionali, con tutti i limiti di affidabilità ed attendibilità: si deve comunque pretendere che in fase progettuale venga presentato il calcolo sui requisiti acustici passivi degli edifici, che per legge deve essere redatto da un tecnico competente in acustica. È però ancora più importante pretendere che prima della consegna venga eseguito un collaudo in opera delle strutture.

È dimostrato che un piccolo investimento iniziale per una corretta climatizzazione acustica, in fase progettuale e realizzativa, viene ripagato nel tempo con una migliore qualità di vita e con il minor rischio di contenziosi, al quale sono esposti alla pari acquirenti, venditori e costruttori.

Dott. Marco Raimondi