Anno XI
Numero 3
Ottobre 1999

Tetto bioedile

Le condizioni e gli accorgimenti per preservare gli edifici dai danni dell’umidità e garantire agli abitanti il miglior benessere igrotermico prevedono l’impiego del sughero biondo naturale

La copertura di un edificio è l’insieme delle opere e delle componenti edilizie che assolvono la funzione di separare l’ambiente interno da quello esterno alla sommità di un fabbricato.

E’ del tutto evidente che al tetto di un qualunque edificio è in primo luogo affidato il compito di proteggere efficacemente dagli elementi climatici (acqua meteorica in primo luogo, ma anche neve, vento, calore, umidità), come pure da quelli artificiali che possono risultare sgradevoli (rumori terrestri ed aerei, polveri, ecc.).
Se, oltre a garantire una buona tenuta del tetto rispetto all’aggressione degli elementi climatici e artificiali, vorremmo garantire alla costruzione anche quella salubrità auspicata dalla bioedilizia, sono preferibili materiali naturali ad alta traspirabilità, capaci di assicurare un’adeguata protezione termica e acustica e durata nel tempo.
L’isolamento naturale permette la diffusione del vapore che sale dall’abitato sottostante e la sua dispersione, mentre una barriera su cui si fermi il vapore facilita la condensa e la successiva impregnazione degli strati sottostanti, deteriorando nel tempo la struttura.
Lo strato isolante può essere diversamente posizionato: all’esterno, sotto il manto di copertura o all’interno. La prima soluzione è quella che dà forse i migliori vantaggi, soprattutto ai fini igrotermici, in quanto annulla i rischi di condensazione superficiale, evita i ponti termici, proteggendo le strutture  che hanno nei cicli caldo-freddo un notevole elemento di degrado.
Come abbiamo avuto modo di verificare il problema dell’isolamento non è riconducibile semplicisticamente alla qualità ed allo spessore del materiale isolante scelto; nella valutazione entrano molti fattori, come il posizionamento dello strato rispetto agli altri componenti, gli aspetti igrotermici, gli eventuali ponti termici, l’inerzia, ecc.
La Coverd, grazie all’esperienza acquisita sul campo, è in grado di proporre diverse soluzioni tecniche, offrendo una gamma completa di prodotti capaci di soddisfare ogni tipo di esigenza.
Per comprendere pienamente l’efficacia delle metodologie di progetto, presentiamo lo schema realizzativo di una copertura in legno ventilata.

Partendo dalla struttura base, in pratica il travetto portante e l’assito in legno, è buona norma stendere un foglio di carta oleata KoSep C, in grado di svolgere un’adeguata funzione antivento, antipolvere, consentendo al contempo il passaggio del vapore che invece non è possibile con l’uso delle guaine bituminose.
Come strato d’isolamento in falda utilizziamo i pannelli di sughero biondo naturale superkompatto a grana fine SoKoVerd LV, di granulometria compresa tra 2 e 3 mm, che permettono di annullare gli interstizi d’aria nella lastra di sughero. L’assenza di tali interstizi d’aria evita la formazione della condensa e migliora il rendimento termico complessivo della lastra, consentendo l’impiego di spessori ridotti a parità di risultati.
Sempre per lo strato isolante, a parità di spessore, per la posa in opera vi è la possibilità di utilizzare un doppio strato di pannelli oppure un unico pannello battentato, evitando in questa maniera discontinuità ed eventuali ponti termici e acustici.
In particolare la seconda ipotesi beneficerà di una più rapida messa in opera.
Il tetto dovrà essere opportunamente coibentato per i mesi invernali e munito anche di un appropriato sistema di ventilazione, che permetta di garantire il comfort necessario durante i mesi caldi.
Occorrerà creare una lama d’aria tra il manto di copertura in tegole e l’isolamento sottostante, così da consentire che il surriscaldamento della superficie esterna della tegola possa innescare un moto ascendente dell’aria nell’intercapedine, che salirà verso il colmo, aspirando aria fredda dalla gronda.
Con questo accorgimento si potrà diminuire sensibilmente la quantità di calore trasmesso dalle tegole alla sottostante struttura, sia per effetto della ventilazione, sia per il fatto che la tegola non si trova a diretto contatto con la coibentazione (si pensi solamente al fatto che la temperatura delle tegole nei mesi estivi può raggiungere i 70/75°C).
Il dimensionamento dello spessore dell’intercapedine d’aria è in funzione di diversi parametri, principalmente dall’inclinazione della copertura: tanto più è ridotta la pendenza del tetto, tanto maggiore deve essere lo spessore per facilitare lo scorrimento dell’aria.

Dopo aver stabilito lo spessore della camera d’aria, dapprima si dispongono i listelli di legno perpendicolarmente alla linea di gronda (con interasse variabile tra 50 e 70 cm), e solo successivamente si pone un secondo strato di listelli ortogonali al primo.
In questa maniera la camera di ventilazione è realizzata, ed a questo punto manca solo il posizionamento delle tegole per terminare la copertura.
A completamento tra la doppia listellatura in legno, è possibile inserire uno strato di carta alluminata termoriflettente KoSep A capace di far guadagnare ben 4°C alla termodinamica della struttura, e di far defluire in gronda l’eventuale infiltrazione d’acqua in occasione di violenti temporali.
Merita un ultima considerazione la ventilazione, questa  prevede l’entrata dell’aria lungo la linea di gronda, e la fuoriuscita sul colmo del tetto.
La linea di colmo, in particolare, è un importantissimo punto di sfogo ed è dunque fondamentale non bloccarne il passaggio.
Per questo è consigliabile impiegare un apposito elemento, il porta colmo ventilato KolVent, che facilita notevolmente la circolazione e la ripartizione dei flussi in uscita e il perfetto ancoraggio del colmo.

Diana Verderio