Benessere termoigrometrico
L’utilizzo del sughero ha progressivamente conquistato una serie di primati nella difesa contro la “parete fredda” da umidità di condensazione e nel mantenimento duraturo dell’equilibrio termico e igrometrico. A tutto vantaggio dei tanto ambiti benessere e salubrità ambientali.
Riallacciamo i fili del discorso sull’umidità da condensa accennato sul numero precedente, pubblicato a marzo 2002, per asserire con assoluta convinzione che questo male comune, che infatti colpisce oltre il 68% delle abitazioni residenziali, si enuncia in tre profonde verità:
1 è meno devastante dell’umidità di risalita capillare, cronica e invasiva delle mura di fondazione, ma non per questo meno ostinata o da sottovalutare, in quanto comunque dannosa e in grado di rendere invivibile e antigienico il microclima ambientale.
Di fatto, un gradiente termico tra l’aria interna e la superficie dell’intonaco superiore a 2°C può già generare condensa, innescare moti convettivi indesiderati e provocare disagio;
2 ha carattere stagionale.
Può infatti essere:
- invernale, quando le coperture e le mura perimetrali dei locali non sono sufficientemente protette contro l’aria fredda proveniente dall’esterno;
- primaverile o estiva, quando a causa del freddo invernale rimasto imprigionato sottoterra, le masse murarie ancora fredde per inerzia contrastano con l’aria calda dell’estate e creano condensa.
Queste oscillazioni di temperatura sottoterra tra le minime invernali e le massime estive interessano il pavimento dei piani rialzati e dei locali sotto il piano stradale (ma anche le pareti controterrapieno) e possono, nell’arco dell’anno, raggiungere profondità di oltre
3-4 metri.
3 è un fenomeno discontinuo, legato sia alla quantità e alle differenze di pressione del vapore acqueo presente nell’ambiente sia alle contingenze metereologiche del momento o periodiche stagionali che abbassano la temperatura. Ma è dovuto anche, e soprattutto, ad un insufficiente, eccessivo o comunque errato isolamento termico; e pesano ancora le incongruenze dei rimedi applicati negli anni ‘70 e ’80, quando per isolare una struttura “fredda al tatto” la si “sigillava” con materiali sintetici che, va detto, all’epoca erano parecchio più tossici di quelli attuali, impedendone la necessaria e costante traspirazione.
Ed è su questo punto che si arriva al nocciolo della questione: l’apprezzamento qualitativo e quantitativo e la risoluzione del fenomeno umidità sono stati lasciati troppo spesso all’intuizione e non all’attento studio delle origini e delle concause.
In verità, l’unico risanamento possibile dell’umidità da condensa è l’azione combinata di calore, traspirazione e ventilazione, un tris vincente che ha convinto sempre più igienisti e consulenti del restauro (così si chiamano i tecnici esperti nel risanamento dell’umidità muraria) a correggere l’insufficiente tenuta termica delle murature con materiali che hanno dimostrato sul campo una reale e duratura efficacia: uno per tutti i pannelli in sughero naturale biondo superkompatto a grana fine da 2/3mm SoKoVerd.LV.
Un successo conquistato grazie soprattutto alla natura del materiale, fortemente isolante, con una densità pari a 140/150 kg/mc e una conducibilità termica di W/m°K 0,042, e al tempo stesso anche altamente traspirante e quindi permeabile al vapore. Completamente atossici, i pannelli SoKoVerd si prestano a fornire un isolamento sano e senza discontinuità grazie al sistema integrato del cappotto interno od esterno, l’unica tecnica di coibentazione a rivestimento completo, collaudata ormai da oltre 30 anni, in grado di equilibrare e rendere stazionarie le condizioni termoigrometriche delle strutture dell’edificio.
Sia che si tratti del sistema applicativo del cappotto interno o di quello esterno, l’isolamento con il sughero è contraddistinto dalla combinazione sinergica di elementi tra loro perfettamente compatibili: in entrambi i casi si ancorano i pannelli di sughero biondo SoKoVerd.LV su tutte le superfici da proteggere, si applica un intonaco di spessoramento KoMalt.G con rete di armatura KoRet e, a protezione del sistema, è previsto un rivestimento continuo e sottile di finitura, diverso a seconda che si tratti di ambienti interni o di superfici esterne.
Abbiamo per ora accennato solo in sintesi alle modalità applicative dei sistemi a cappotto, che è nostra intenzione approfondire nei prossimi numeri.
Demetrio Bonfanti