Anno XV
Numero 5
Settembre 2003

Musica: sale di prova e mini studi di registrazione per tutte le esigenze (e per tutte le tasche)

Nuove tendenze e idee pronte all’uso per giovani intraprendenti, Centri d’aggregazione comunali e oratori parrocchiali.

I “Project Studios”, sempre più diffusi in Italia, insegnano ai ragazzi che si può entrare nel mondo della musica creandosi un proprio studio di incisione.  Mentre chi lavora nelle “politiche giovanili” ha capito che il mondo delle note è l’unico vero linguaggio universale.

Negli ultimi anni in Italia è aumentato il numero di studi di registrazione musicale di piccola e media dimensione, i cosiddetti “project studios”. Si tratta di vere e proprie micro imprese gestite spesso da giovani musicisti o tecnici del suono impegnati nella produzione indipendente. Slegate quanto basta dalla discografia ufficiale, queste realtà emergenti stanno conquistando sempre più spazio nella produzione musicale italiana.

Basta navigare qualche minuto in internet per avere un’idea della portata del fenomeno (non c’è studio “project” che non accompagni il suo debutto sul mercato con una propria vetrina sulla “rete”) e accorgersi che il numero delle sigle aumenta di continuo.

Il più delle volte i “project studios” sono promossi e gestiti da giovani e si rivolgono ai giovani, i quali in questo modo trovano spazi, impianti e attrezzature di buon livello a costi abbordabili. Questa nuova tendenza ci fa capire che il mondo della discografia, soprattutto per chi deve muovere i primi passi, è più a portata di mano di quanto si creda.
Soprattutto perché oggi esistono tecnologie e materiali che offrono la possibilità di trasformare anche una cantina in un’ottima sala prove o in un buon studio d’incisione, senza bisogno di investimenti enormi.
Chi ha orecchi per intendere intenda e se tra chi legge c’è qualche giovane intraprendente che punta a lanciarsi nel mondo della musica, ora sa che anche il seminterrato di casa può essere un buon punto di partenza.
Sia che sogni di fare il discografico, sia che voglia suonare la batteria senza essere maledetto dai vicini di casa.
Ora però cambiamo punto d’osservazione e mettiamoci nei panni di chi, per lavoro o per missione, vive al fianco dei giovani e si trova a dover rispondere alle loro esigenze. Stiamo parlando di educatori, sacerdoti, amministratori pubblici, volontari e di tutte le altre figure che operano nel settore delle “politiche giovanili”.
Tutti sappiamo quanto sia importante la musica come momento di espressione e di aggregazione tra i ragazzi, ma sappiamo anche che gli spazi dove suonare sono pochi e inadatti. A volte perché l’esigenza di fare musica dei giovani non è presa abbastanza in considerazione dagli adulti, altre perché ci si spaventa al solo pensiero dei costi, spesso senza conoscerli. Ma per fortuna qualcosa sta cambiando.

Negli ultimi tempi le Amministrazioni comunali hanno puntato molto sui Centri di Aggregazione Giovanile (CAG) ed è proprio da lì che potrebbe partire (in molti casi è già partita) la “rivoluzione musicale” dei ragazzi.
Pensate a un posto dove accanto alla sala Tv e al laboratorio di disegno ci sia una sala prove per la musica: grande quanto basta, completamente insonorizzata, dotata di un impianto elettrico a norma e adattabile ai moderni strumenti elettronici, accogliente, sicura.
Accidenti!
Il “CAG” diventerebbe il posto più trendy del paese e i ragazzi farebbero a gara per andarci; anche chi alla musica non ha mai dato importanza potrebbe sentir la voglia di prendere in mano uno strumento.
Esperienze di questo tipo esistono già (generalmente vengono affidate a operatori qualificati appartenenti a Cooperative sociali) e i risultati sono eccellenti, a fronte di spese che dopo il primo sopralluogo sul posto hanno tranquillizzato anche i responsabili di bilancio più pignoli. Nella stessa direzione si stanno muovendo gli oratori. Diciamocelo chiaro: la partita al pallone o al biliardino non basta più ai ragazzi di oggi e il processo educativo deve offrire alternative forti per distrarre i cervelli dalla Tv e dalla Play Station.
I sacerdoti che sanno stare al passo coi tempi hanno capito che la musica è l’unico vero linguaggio senza tempo e senza confini e si stanno attrezzando. A loro vantaggio gioca il fatto che in un oratorio lo spazio generalmente non manca e un angolino dove costruire una sala musica lo si trova.

Michele Ciceri